Italiano
Sin dal titolo Incognita richiama il particolare rapporto di correlazione e di dissociazione che si instaura tra le realtà note e la loro immagine ricomposta nelle fotografie di Luca Gilli. L’intuizione immediata del significato artistico delle fotografie di Gilli – che eccede la funzione documentale del progetto sulla scuola in tempo di lockdown – si produce a partire dal riconoscimento della familiarità degli oggetti – banchi, lavagne, palestre, computer, sedie – e dal loro immediato disconoscimento, che li situa in una dimensione alternativa, in un regno del bello, a sua volta fondato su un codice personale e tuttavia anch’esso immediatamente riconoscibile. Il più evidente elemento trasfigurante della realtà è la luce che inonda gli oggetti e i luoghi, è l’intensità del bianco che giunge fino al limite della negazione e che dissolve la consuetudine degli oggetti fino quasi a bruciare ogni possibilità percettiva. Ci sono immagini in cui la luminosità e il candore sono talmente portati all’eccesso che due lavagne e una finestra si fondono insieme, altre in cui un ambiente ordinario e privo di aperture diventa una sorta di cubo lucente […]. La luce, elemento naturale, diventa così il segno più evidente dell’intervento dell’artista, che segnala il carattere artefatto della fotografia perché solo attraverso il ricorso a strumenti tecnologici si possono ottenere quelle luminosità e quelle rarefazioni. […]