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[…] Anche quando ci troviamo di fronte a un’opera d’arte incompiuta, la grandezza dell’autore la definisce e la rende in sé magnifica: è l’Incompiuta. È infatti proprio perché non conclusa che l’artista si ammanta di leggenda e di una storia ulteriore che impreziosisce la sua esistenza poiché l’immortalità del suo genio sarà sempre ricondotta al suo essere mortale. Il genio è ancora fra noi–immortale–, ma attraverso quell’incompiutezza ci ricordiamo che era come noi–mortale–. Ma un’opera d’arte incompiuta ci dice ancora di più: ci racconta del processo creativo, della smania del gesto autoriale che vuol giungere all’essenza, della vitalità della genialità che lotta con l’indolenza della malattia, del mistero di una mente che non si avvede della bellezza creata e l’abbandona, di un’epoca contraddittoria, come tutte le epoche, che stabilisce i canoni ma non riconosce i capolavori. Nessuna opera artistica incompiuta è minore,proprio perché è più aperta di un’opera d’arte conclusa. Per comprendere fino in fondo la meraviglia che provoca una tale incompiutezza basti soffermarsi sul disagio che invece produce un’altra tipologia di opere incompiute: quelle infrastrutturali, edili, urbane. […]
(dalla prefazione al libro di Franco Carlisi)