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La città che Giuliana Mariniello sceglie di raffigurare è quella che mostrano gli occhi: caratterizzata da impalcature rivestite di teloni decorati con immagini pubblicitarie o da riproduzioni della struttura architettonica occultata; è lo spazio punteggiato da tabelloni per affissioni collocati sullo sfondo degli edifici; sono automezzi pubblici travestiti con decalcomanie. La sua trascrizione fotografica di questo ambiente, che quasi sempre percepiamo inconsciamente e senza impegnarci a guardare per capire, è riletto mediante un’inquadratura selettiva e con l’uso sapiente dell’à plat di tradizione matissiana, in modo da trasformare radicalmente i rapporti prossemici fra le cose rappresentate e suscitare nuovi significati, frequentemente carichi d’ironia.[…]
Se sul piano meramente figurativo le fotografie trovano il loro modello nel filone surrealista, non si tratta di mera somiglianza formale, come accade in molte immagini contemporanee. C’è in esse, oltre la forma, il pensiero surrealista, quello sottile ed evocativo che Rosalind Krauss aveva intuito in alcune immagini di Brassaï e che trovo presente anche in molte fotografie di Cartier-Bresson.
Insomma, per appartenere all’ambito surrealista non basta imitare una certa scrittura formale ma occorre avere la capacità di cogliere una situazione che travalica l’accadere comune. Per capirci: è “surrealista” il balzo dell’uomo che cerca di saltare la pozzanghera in una celebre fotografia di Cartier-Bresson, mentre la forma figurativa rientra nel pieno ambito realista. Anche René Magritte, con il suo accostamento di immagini realistiche in contesti estranianti può servire per comprendere il linguaggio di Giuliana che, appunto, non deforma mai la realtà, ma la restituisce come gli occhi ce la trasmettono e anche quando le forme appaiono contorte “alla Dalì”, non è per opera di una rielaborazione con Photoshop ma per la specularità ondulata della superficie riflettente.
Il progetto della ricerca ruota intorno al concetto di “ironia” o di “motto di spirito” che, come ha messo in luce Sigmund Freud, scaturiscono quasi sempre da impulsi inconsci e da essi derivano anche le fotografie di Giuliana Mariniello, poiché la capacità di isolare nell’insieme delle informazioni visive il singolare rapporto che si instaura fra un cartellone pubblicitario di jeans e tre figure dipinte su un telo che ricopre la facciata di un palazzo collocato più lontano, è sintomo di una particolare capacità di mettere in relazione le cose propria della tradizione surrealista novecentesca, erede e ideale continuatrice del Concettismo barocco.