Cerca
Close this search box.

Taras

Taras

Autore/Author: Valentina Spagnulo
Editore/Editor: Selfpublish
Dimensioni/Dimensions: 30,5 × 21,5 cm
Pagine/Pages: 68
Lingua/Language: Italian
Anno/Year: 2021

35,00 

Italiano

Il 10 aprile 1965, a Taranto, nel sud Italia, venne inaugurata la più grande acciaieria d’Europa. All’epoca, il Paese era nel pieno del boom economico e nelle regioni meridionali, che avevano economie più tradizionali, c’era finalmente entusiasmo e aria di progresso. L’Italsider, che in seguito divenne Ilva, rappresentava la modernità e lo sviluppo industriale e nessuno si preoccupava dell’inquinamento. Qualcuno pensava addirittura che, assorbendo quotidianamente i veleni della fabbrica, ne sarebbero diventati gradualmente immuni. Si sbagliavano: nei suoi quasi 60 anni di esistenza, l’acciaieria ha contaminato il suolo, l’aria e le falde acquifere, ha portato malattie e morte ai lavoratori e ai residenti locali e ha costretto agricoltori e allevatori a lasciare il lavoro perché i livelli di diossone nei loro prodotti erano troppo alti. 

La storia dell’ex sito Ilva è lunga e complessa, ed è oggetto di un processo che ha visto finora condannati 26 dirigenti, dirigenti e politici. Oggi la “nuova” Ilva è gestita da Acciaierie d’Italia, società per azioni in parte pubblica (38%) e in parte partecipata dal colosso ArcelorMittal (62%), e ha prodotto 3,1 milioni di tonnellate di acciaio nel 2022.

Con “Taras”, la giovane fotografa Valentina Spagnulo ha voluto raccontare le conseguenze e l’impatto dell’acciaieria sulla popolazione locale, sul territorio e sull’economia. Valentina, che ha dedicato due anni a questo progetto, è nata e cresciuta a Grottaglie, una cittadina a 12 miglia dall’ex sito dell’Ilva. Taras è il nome della città-stato greca che in seguito divenne Taranto, “e proprio come nel III secolo a.C. la città fu svenduta dai Greci ai Romani”, spiega Valentina, “così l’abbiamo svenduta a un’economia che la sta danneggiando da 60 anni.

Autore

English

On April 10, 1965, Europe’s largest steel mill opened in Taranto in southern Italy. At the time, the country was in the midst of an economic boom and in its the southern regions, which had more traditional economies, there was finally enthusiasm and an air of progress. The Italsider company, which later became Ilva, represented modernity and industrial development, and nobody was worried about pollution. Some people even thought, that by absorbing the factory’s poisons on a daily basis, they would gradually become immune. They were wrong: in its nearly 60 years of existence, the steel plant has contaminated soil, air and groundwater, brought sickness and death to workers and local residents, and forced farmers and animal breeders out of work as the dioxon levels in their products are too high. 

The history of the former Ilva site is long and complex, and it is the subject of a trial that so far has seen 26 executives, managers and politicians receive sentences. Today, the “new” Ilva is run by Acciaierie d’Italia, a joint stock company that is partly public (38%) and partly owned by the giant ArcelorMittal (62%), and it produced 3.1 million tons of steel in 2022.

With “Taras,” young photographer Valentina Spagnulo wanted to chronicle the consequences and impact of the steel plant on the local population, area and economy. Valentina, who dedicated two years to this project, was born and raised in Grottaglie, a town 12 miles from the former Ilva site. Taras is the name of the Greek city-state that later became Taranto, “and just as in the third century B.C. the city was sold out by the Greeks to the Romans,” Valentina explains, “so we have sold it out to an economy that has been damaging it for 60 years.

Autore

Rimaniamo In Contatto

Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere periodicamente informazioni sulle offerte e sulle ultime notvità dei libri fotografici

Newsletter

Questo si chiuderà in 25 secondi