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Quando a metà 2017 mi sono ritrovato a confrontarmi sul tema della “famiglia”, il collegamento con Nomadelfia è stato per me immediato. Ero infatti già a conoscenza di questa realtà e, pur senza avere mai approfondito, ho subito colto la peculiarità della sua natura comunitaria caratterizzata dall’essere, di fatto, una “famiglia di famiglie”.
Ho avuto quindi il privilegio di frequentare la comunità di Nomadelfia per molto tempo e continuo a farlo tutt’oggi. Il raccontare con costanza questa singolare realtà configura ormai il mio impegno in un progetto a lungo termine che sto trasformando in forma di libro fotografico.
Come fotografo, il mio operare discreto, basato su rispetto e fiducia, mi ha permesso di entrare naturalmente nella loro quotidianità e nelle loro storie. Sono nati rapporti di grande stima reciproca. Mi sorprendo ogni volta del grande senso di pace e benessere che trovo qui.
A differenza di quanto si possa pensare, Nomadelfia non è una realtà chiusa, né fisicamente, né mentalmente.
La vita delle persone all’interno di Nomadelfia si svolge principalmente in un’area di circa 4 km quadrati dove vengono portate avanti attività agricole e mansioni di varia natura, ma la loro relazione con il mondo esterno è continua ed avviene sotto vari aspetti.
Questa pubblicazione consente di conoscere l’esistenza di un vissuto collettivo che rappresenta una “utopia contemporanea” assolutamente perseguibile. La mia personale esperienza di uomo, oltre che fotografo, intende farsene tramite per rivelare il valore profondo del loro straordinario modello di vita.
Nomadelfia è stata fondata nel 1948 nell’ex campo di concentramento di Fossoli (MO) da don Zeno Saltini con lo scopo di dare un papà e una mamma ai bambini abbandonati.
Dopo varie vicissitudini, il piccolo popolo che la compone si è stabilizzato vicino alla città di Grosseto. Un popolo comunitario con una sua Costituzione, che si basa sul Vangelo ed è estremamente dedito all’accoglienza.
Il suo nome deriva dai termini greci nomos e adelphia, che significa: “Dove la fraternità è legge”.
Nomadelfia ha una sua storia, una sua cultura, una sua legge, un suo linguaggio, un suo costume di vita, una sua tradizione. È una popolazione con tutte le componenti: uomini, donne, sacerdoti, famiglie, figli.
Per lo Stato è un’associazione civile organizzata sotto forma di cooperativa di lavoro, per la Chiesa è una parrocchia e un’associazione privata tra fedeli. Attualmente conta circa 300 persone, 50 famiglie suddivise in 11 gruppi, di cui quasi la metà bambini e ragazzi, parte pulsante della comunità.
In Nomadelfia tutti i beni sono in comune. Le risorse economiche provengono dal lavoro, dai contributi assistenziali per i figli accolti, e dalla provvidenza, specialmente attraverso le attività di apostolato: stampa, spettacoli, incontri.
Nello spirito dei consigli evangelici la popolazione di Nomadelfia conduce una vita caratterizzata da “sobrietà”, cioè secondo le vere esigenze umane. In Nomadelfia non circolano soldi. Non ci sono negozi ma soltanto magazzini. I generi alimentari vengono distribuiti ai “Gruppi Familiari” in proporzione al numero delle persone e secondo le necessità dei singoli. Anche per l’abbigliamento i nomadelfi attingono dal magazzino e sempre nei limiti degli effettivi bisogni.