Verzasca Foto Festival 2022
La casa è un perimetro: definisce lo spazio entro cui abitiamo. Quando in tempi remoti i nostri antenati si radunavano nella notte intorno al fuoco, le fiamme tracciavano il confine tra una zona calda e luminosa e il buio. In questo confine tremolante e evanescente si ravvisa forse il primo nucleo dell’idea di casa.
Con la costruzione di pareti e separazioni, quell’idea ha preso una forma concreta: dal fuoco, il focolare. Nelle case rurali della valle Verzasca, il focolare è chiamato cà da föch: la casa del fuoco. In questa casa nella casa, tra pareti di pietra annerite dal fumo, si concentrava la vita degli abitanti: qui ci si riuniva, si cucinava, mangiava, parlava, lavorava.
È quello che si fa ancora oggi in baracche, palazzi, villette, tende, capanne o caravan: i gesti essenziali dell’abitare si somigliano e ci accomunano, come hanno evidenziato anche i mesi della pandemia. Mesi in cui è riemerso un sentimento che sembrava estinto: la paura arcaica di ciò che sta fuori casa, nel buio oltre il fuoco. Tutt’a un tratto siamo tornati a percepire il perimetro entro cui abitiamo.
Quest’anno il Verzasca Foto Festival esplora le case e chi le abita. Vi racconteremo storie di case in cantiere o in rovina, di case senza persone e di persone senza casa. Di case nomadi e di case ancorate al territorio. Di case che sono lo specchio dei loro abitanti e di abitanti che sono lo specchio delle loro case.
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