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Qual è l’immagine della pazzia?
Esiste un’immagine della pazzia?
È forse quella che è possibile riconoscere guardando un volto, anche solo la fotografia di un volto?
E quando non c’è più un volto, quando non c’è più una mente, quando rimane solo l’involucro che ha contenuto un cervello e che ha portato su di sé i tratti di un volto?
Ci sono le immagini, le fotografie dei volti di chi ha studiato la pazzia, e le immagini, le fotografie di chi ha subito la pazzia.
E i luoghi e gli abiti che hanno fatto da sfondo a queste vite, vissute a tratti in parallelo. Cortili e balconi per chi curava, stanze senza libertà per chi veniva curato. Abiti eleganti da dotti e abiti senza identità per folli.
Proviamo a guardare prima solo le fotografie o le immagini dei volti che hanno “deciso” cos’è la pazzia, e poi quelle degli altri, di chi ha subito la “decisione”. Di questi abbiamo un involucro vuoto dove la pazzia si è dissolta, o forse non è mai entrata.
“Cranio-logico” mette in relazione questi “non volti”, questi involucri, in dialogo con gli altri volti. Un dialogo che ti chiede di dare una tua risposta.
L’Ospedale psichiatrico di Alessandria nacque a seguito della politica di decentramento verso le provincie effettuata dal governo centrale sabaudo nella seconda metà del Settecento.
L’ente, tra alterne vicende, ebbe vita autonoma fino al 1978 (a seguito della Legge Basaglia), anno in cui passò all’Unità sanitaria locale n. 70 di Alessandria come ambulatorio di igiene mentale, ma solo il 24 dicembre 1980 l’ospedale cessò definitivamente l’attività. Durante la sua lunga esistenza l’Ospedale divenne un vero e proprio laboratorio di sperimentazione delle teorie mediche susseguitesi nel tempo.
Sono state allestite tre sale dove, nella prima, sono esposti utensili, strumenti, manufatti appartenenti alla vita quotidiana degli internati in ospedale psichiatrico, nelle altre due si è cercato di ricostruire il museo craniologico dell’ospedale Psichiatrico di Alessandria iniziato sotto il Ronconi (1878) e ampliato in modo consistente dal Prof. Luigi Frigerio, allievo e amico di Cesare Lombroso e infine sistematizzato oltre che studiato dal Maragnini.
Seguendo le moderne teorie Lombrosiane i crani sono divisi in cinque categorie in rapporto colle speciali forme frenopatiche: Epilettici, Idioti, Pazzi comuni, Criminali e Pazzi morali. Ogni cranio descritto è preceduto dalle notizie riguardanti l’età, il sesso, il gentilizio, la malattia presentata in vita e le principali manifestazioni di essa.
Seguendo i concetti della scuola Lombrosiana l’illustrazione dei crani “(…) vien fatta in forma descrittiva di tutte le anomalie degenerative o di sviluppo in essi riscontrate tenendo pure conto di quelle anomalie, alle quali non è ancora assegnato un significato ben definito, ma che furono riscontrate con maggior frequenza nei pazzi e nei criminali e non trascurando le alterazioni di posizione, di sviluppo e di asimmetria dei forami e dei solchi vasali , in quanto possono avere rapporto con una alterata ed ineguale nutrizione sanguigna dei territori cerebrali”.