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Mashid Mohadjerin, con il suo lavoro multidiscipliare che combina fotografia, collage, testo e immagini d’archivio, catapulta il lettore in un viaggio che ha perso i connotati temporali e spaziali. ’Freedom is not Free’ (la libertà non è gratis) è un libro permeato dall’ambivalente natura di documentario e produzione artistica, di passato e presente, dolore e gioia, guerra e pace, perdita e creazione. Una contraddizione che affonda le sue radici nella società iraniana post-1979.
Il lavoro dell’autrice si apre sul mondo pubblico e privato delle donne iraniane dopo la Rivoluzione e sui luoghi del paese che hanno significato qualcosa per lei durante la sua infanzia: i Monti Zagros, che si stagliano imponenti a nord di Teheran, e sulle cui pendici fioccano locali che permettono alle donne di fumare narghilè, rifugio per i turisti occidentali desiderosi di un piccolo spazio di libertà; la prigione Ghezel Ghal’eh, a Teheran, in cui lo Shah rinchiudeva gli oppositori politici, oggi trasformata in museo; la tomba della nonna paterna, nascosta tra cedri e cipressi, che amava le rose e cercare risposte ai suoi voti tra le pagine delle poesie di Hafez.
I collage di Mohadjerin sono caleidoscopici tuffi nella storia della resistenza delle donne nel Mondo Arabo: ‘Lo Shah lascia l’Iran per un tempo indefinito; le folle esultano, molti si aspettano un lungo esilio’, recita un titolo del New York Times. E ancora: ‘Centinaia di persone marciano in segno di protesta per l’imposizione del velo durante la Giornata Internazionale per i Diritti delle Donne’.
Un viaggio personalissimo ma aperto alla contemporaneità, che si interroga su cosa significhi ‘libertà’ in un paese sconvolto da una guerra durata otto anni in cui migliaia di giovani uomini hanno perso la vita (la guerra Iran-Iraq 1980-88, in persiano Jang-e-tahmīlī ‘la guerra imposta’) e costantemente sotto i riflettori internazionali come un luogo in cui i diritti umani vengono costantemente violati.
Per le donne iraniane nate o cresciute dopo l’avvento di Khomeini, il politico non può più essere separato dal personale: i loro corpi, la loro fede, la loro vita pubblica e familiare è stata e continua ad essere influenzata dalle conseguenze della Rivoluzione.