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Ganga Ma (Mother Ganges) è il culmine di un progetto di ricerca decennale. A partire dal 2005, Di Sturco ha raccontato il corso del fiume Gange per oltre 2.500 km, a valle della sua sorgente come neve nei ghiacciai himalayani fino al Bangladesh dove sfocia nel mare nel Golfo del Bengala. Molto più di un semplice fiume, per gli indù il Gange rappresenta il fulcro della spiritualità. Ironia della sorte, oggi il fiume è uno dei più inquinati al mondo. I suoi livelli d’acqua si sono ridotti drasticamente e sono molto tossici, mettendo in pericolo il sostentamento di oltre 400 milioni di persone che dipendono da esso.
Gran parte del lavoro di Di Sturco riguarda il futuro: l’evoluzione delle società e l’adattamento umano di fronte alle pressioni ambientali e ai cambiamenti tecnologici. Con Ganga Ma , il fotografo fornisce un ritratto poetico e inquietante del fiume, da vicino, attraverso immagini che si muovono avanti e indietro tra il distacco osservativo della fotografia documentaria e una risposta pittorica estetica alle condizioni ecologiche e atmosferiche del Gange.
La scelta del fiume più sacro e venerato dell’India come soggetto per questo progetto a lungo termine ci richiede in definitiva di ripensare profondamente la nostra complessa interconnessione con l’ambiente e il modo in cui immaginiamo il nostro posto e la nostra agenzia nel mondo. Se Ganga Ma è nato come un progetto documentario volto a testimoniare un disastro ecologico in atto, Di Sturco ha progressivamente creato un linguaggio visivo capace di evocare un futuro prossimo mostrandoci i suoi semi nel presente, e permettendoci così di percepire un mondo tossico e post-apocalittico.