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Permissions, la prima monografia della fotografa Emma Hardy, è un tenero documento sulla maternità e l’infanzia, sull’amore, sul desiderio e sull’uscita di casa. Le immagini nel libro sono raccolte e distillate dall’archivio personale di Hardy e abbracciano un periodo di 20 anni. Una mostra del progetto ha coinciso con la pubblicazione del libro dal 1° dicembre al 27 gennaio presso la 10 14 Gallery di Londra.
Le fotografie del libro mostrano momenti di riconoscibile domesticità intervallati da scene più idilliache. Le immagini evidenziano i tentativi di Hardy di bilanciare la sua vita professionale creativa con la maternità, guardando i suoi figli crescere e cambiare insieme a una relazione che matura con sua madre. Il libro è diviso in capitoli, ciascuno annunciato da una natura morta di grandi dimensioni di fiori coltivati in casa, realizzata come addio durante l’ultima primavera trascorsa nella casa di famiglia. Man mano che il libro procede, i figli di Hardy diventano sempre più indipendenti e iniziano ad avventurarsi lontano e fuori dall’inquadratura. Il progetto giunse ad una conclusione naturale quando la famiglia si allontanò da casa.
‘Il mondo porta i colori al bambino e il bambino li organizza, li ritaglia in forme, impara i nomi delle forme, li parla per la prima volta. Animali, frutti, foglie, acqua… Naturalmente la maggior parte di questi colori e forme sono portati non dal mondo, astratto e indistinto, ma dalla madre… Comprendere la presenza della madre nella mente del bambino è non diversamente dal guardare un album di famiglia: una persona, il fotografo, solitamente assente, e tuttavia parte integrante non solo della produzione della fotografia, ma anche della scena – della vita stessa.’ – Alice Zoo, dal saggio del libro.